La cittadinanza energetica

La cittadinanza energetica

Con l’apertura delle prime Comunità Energetiche, si potrebbe usufruire dei principi della citizen science (scienza dei cittadini), così da accrescere le competenze per l’esercizio dei diritti di Cittadinanza energetica e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

Con il termine “scienza dei cittadini” si intende l’attivazione dei cittadini in una serie di interventi finalizzati all’incremento e alla diffusione della conoscenza tecnico-scientifica, con la rilevazione dei livelli di inquinamento urbano e il loro impatto sanitario, o la partecipazione dei comitati locali ai procedimenti autorizzativi di impianti industriali anche in ambito energetico.

L’avvento della produzione di energia distribuita da fonti rinnovabili ha comportato un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle pratiche quotidiane; infatti, molti si sono dovuti confrontare con la gestione di impianti fotovoltaici domestici, poi con i sistemi di storage e i veicoli elettrici.

Secondo alcune ricerche, citizen science e comunità energetiche dei cittadini sono entrambi termini pluralistici, che si riferiscono a costellazione di metodi, progetti e attività di sensibilizzazione. Mentre la scienza dei cittadini democratizza la conoscenza, includendo membri del pubblico nella raccolta e analisi di dati scientifici, parallelamente le Comunità Energetiche democratizzano il potere, dando ai membri delle organizzazioni l’opportunità di pianificare, finanziare, possedere o gestire sistemi e lavorano per trasformare consumatori passivi di informazioni (o energia) in co-produttori e gestori attivi.

Attraverso le Comunità Energetiche i cittadini potranno allearsi in pratiche di citizen science e, insieme, contribuire a raggiungere alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, come:

  • energia pulita e accessibile;
  • città e comunità sostenibili;
  • lotta contro il cambiamento climatico;
  • partnership per gli obiettivi.

Secondo i ricercatori, attribuire il ruolo di cittadini scientifici ai membri delle Comunità Energetiche potrebbe:

  1. potenziare i valori e i benefici delle comunità energetiche attraverso la partecipazione dei cittadini scientifici alla progettazione, raccolta e analisi dei dati e delle abitudini di produzione e consumo di energia. Inoltre, la connessione tra storytelling e citizen science potrebbe rendere più comprensibili dati condivisi, integrandoli con le storie raccolte dagli stessi cittadini scientifici;
  2. provvedere un supporto personalizzato per chiarire gli effetti delle pratiche. Un feedback personalizzato aumenterebbe la consapevolezza sull’uso dell’energia eventualmente derivante dall’uso di strumenti intelligenti. I cittadini scientifici, inoltre, potrebbero contribuire a chiarire le relazioni tra pratiche energetiche domestiche e autoproduzione rispetto a un sistema più ampio, incluso il processo decisionale, gli interessi del mercato, la progettazione e la gestione delle infrastrutture di rete esistenti;
  3. esercitare il ruolo di intermediari per facilitare il flusso di informazioni, aumentare l’azione della comunità, chiarire le politiche e mediare la risoluzione dei conflitti. I cittadini scientifici potrebbero fungere da intermediari e agire come ponte tra le iniziative dal basso e le reti istituzionali più ampie, che includono gli interessi locali industriali, politici e sociali;
  4. costruire una Cittadinanza energetica.

Il termine Cittadinanza energetica serve a spiegare come stanno emergendo le pratiche energetiche che potrebbero portare individui e gruppi ad acquisire conoscenze sulle interrelazioni delle pratiche dell’energia ed essere in grado di richiedere scelte energetiche più pulite e usare il proprio potere politico per dare forma a nuove politiche energetiche; non a caso le Comunità locali sono più propense ad accogliere nei loro territori impianti energetici rinnovabili, se vengono coinvolte in processi decisionali trasparenti, per progetti che condividono equamente costi e benefici delle iniziative energetiche.

Spesso e volentieri in questi processi partecipativi, che tendono a perseguire l’accettabilità sociale degli impianti, il cittadino è spesso considerato più come un soggetto da coinvolgere perché richiesto dalla legge o con lo scopo principale di convincerlo ad approvare o a non ostacolare un progetto, piuttosto che come attore protagonista.

Le Comunità Energetiche possono andare oltre i modelli partecipativi e offrire la possibilità di una partecipazione più diretta e materiale alla transizione energetica.

La “cittadinanza energetica applicata“ inizia con l’esperienza fisica, per poi dare l’opportunità di connettersi a nuove questioni, nuove preoccupazioni e a nuovi modi di attuare la cittadinanza energetica; in questo modo le esperienze vissute con queste tecnologie del settore fotovoltaico, potrebbero co-produrre ed espandere la cittadinanza energetica e dare l’opportunità di partecipazione di altri, anche in modi relativamente semplici come l’aumento della consapevolezza delle tecnologie a disposizione.

Le Comunità Energetiche e la Cittadinanza energetica mirano a dare ai singoli cittadini più potere sui mezzi di produzione e consumo di energia; in tal modo i gruppi della comunità, le organizzazioni non profit e altri stakeholder, quando otterranno la Cittadinanza energetica e i relativi diritti, saranno capaci di resistere ai sistemi energetici centralizzati basati sull’utilizzo dei combustibili fossili e ristrutturare le reti di energia elettrica per renderle più distribuite, diversificate e inclusive.

La Cittadinanza energetica mostrerà un nuovo lato dell’energia, come risorsa ecologica e necessità sociale sottoposta al processo decisionale collettivo.

Vi terrò aggiornati.

Avv. Romina Zanvettor

La cittadinanza energetica

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